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Visualizzazione dei post da 2008

Acido rimpianto

Lacrime d'agosto si piegano nel tempo e piatti di rancore si riempiono di nulla sola, al davanzale echeggia una luce di languide montagne che giungono al sentiero. ma nulla dell'eccesso si strugge a tanto orrore...

Sventura tremolante

Teatro ridotto di psiche alternante, riduci la tua ira all'elmo del pastore, rimetti la rugiada sul penno del camino, e veglia sulla costa che d'oro ti cantò! Ma resta sull'altura con fare titubante, nel mentre che la doccia mantiene il suo calore, e cola la corrente di grandi cambiamenti, se punte di velluto si spezzano alla sera. Vibra...

Cammino di rottura

Piccoli passi che rompono il sole, gettando scompiglio nell'animo caldo. Getti di rabbia per suoni leggeri, che vagano e rompono in modo spavaldo. Biscotti scompaiono senza speranza, e l'indole giovane piu non si piega. Altre culture fan rotta di collo, sul vecchio e sul nuovo fulgente blasone.

Sassaiola per la vita

Solitaria è la cresta di dubbi sempre bianchi, fa già d'un gran solstizio la pialla del destino, se a tanti ardori calvi sopportasti la mollezza, illumina la vacua sepoltura di sapienza. Beccheggi nel brusio d'un dedito declino, che santi di paura indussero al badile, ma come di ventura lo scalpo fa saggezza, così la cella vanta il fulcro di capienza.

Limbico

La tana del vento rimira il suo passato tra steli di rabbia che tangono il partito. Le tube di asfalto su rovi di pane rilanciano al fuoco le valli di siero. I conati di luce dal flebile muro si stirano intorno alla fulva spolletta. E la sordida luna si infrange sul riccio...

Cisterna di notte

Letti di tazze dal gusto diverso, su coltri di gomma dal marchio assoluto. Donne di testi con vetri di cubi, e bolle di cervi che vanno all'errore. Santa di pioggia assumi un coltello, per lente sembianze di grandi conflitti. Lancia il genio di vecchia sonnolenza.

Voluttà di faro

Cinta di lanterna che fluisci al maneggio, non odi la sbronza che stacca il mercato? L'essenza del tasto che immerge la tela, d'un bulbo fa pasta d'indomito collo. Tra frasche di pali un cencio s'accora, e fulgide urla s'appartano in chiaro. Castra, se l'arte s'impalla...

Eccellenza riprovevole d'un attimo

Speranza che di torta espelli il grande inchino, corrodi l'evidente col madido appiglio paventa d'un gran rigo l'austera anomalia... Rifletti! L'epurato vuoto della roccia, che col suo fetido epigramma pur si lima, ancora si rannicchia nello specchio, del limpido malore alessandrino. Beve la corazza impazzita...

Succulenta transumanza

Suggi dall'ala del terreno scettico, lessa l'inverno dell'infinito minimo, cuci l'euforia della valvola nitida, fendi il colore dell'avido arcano! E quando il colle della mira avrà teso il suo cammino... ruggisci il grande corso del sunto a rallegrar!