Lacrime d'agosto si piegano nel tempo e piatti di rancore si riempiono di nulla sola, al davanzale echeggia una luce di languide montagne che giungono al sentiero. ma nulla dell'eccesso si strugge a tanto orrore...
Teatro ridotto di psiche alternante, riduci la tua ira all'elmo del pastore, rimetti la rugiada sul penno del camino, e veglia sulla costa che d'oro ti cantò! Ma resta sull'altura con fare titubante, nel mentre che la doccia mantiene il suo calore, e cola la corrente di grandi cambiamenti, se punte di velluto si spezzano alla sera. Vibra...
Rughe di rabbia si spandono in corsa, sull'ali di fretta di nero fulgore, miete la vacca l'erbaccia di strada, fin quando il colore richiede il cammino. Selvatiche greggi.
Piccoli passi che rompono il sole, gettando scompiglio nell'animo caldo. Getti di rabbia per suoni leggeri, che vagano e rompono in modo spavaldo. Biscotti scompaiono senza speranza, e l'indole giovane piu non si piega. Altre culture fan rotta di collo, sul vecchio e sul nuovo fulgente blasone.
Abbattimento di voci che comunicano il nero, con lunghi vuoti a parare l'insolvibile. Un cane che ruba pezzetti di nulla, in spazi di vuoto che svuotano l'anima. Perchè proprio tu?
Effigi di nulla si parano al proggetto, con dubbi d'incombenze che spezzano il respiro. Su colli di speranze s'infila un sospiro, che punta il disegno all'ala d'un problema. Voglio solitudine d'intenti...
Febbrili mancanze di vecchie bugie, scandite da menti che invocano gola. Di vuoti e carenze s'uccide il pensiero, che scivola libero in bianche speranze. Non chiedo maggiore, ma il nulla mi svuota...
Statue di nulla s'appigliano al vacuo, flussi di ore disegnano un coro. La mente s'adula nel piccolo ardore, e buche di pali annunciano vita. Sogni e speranze che sanno di burro...
Dove l'urlo della fionda cura il suo cammino, la tua ancora di stelle completa la mansione. Quando il bandolo del bove infiamma la risaia, le lettere di sale s'adornano al tuo fungo. Cedesti la guantiera al magico sellame?
Solitaria è la cresta di dubbi sempre bianchi, fa già d'un gran solstizio la pialla del destino, se a tanti ardori calvi sopportasti la mollezza, illumina la vacua sepoltura di sapienza. Beccheggi nel brusio d'un dedito declino, che santi di paura indussero al badile, ma come di ventura lo scalpo fa saggezza, così la cella vanta il fulcro di capienza.
Frantoi di canzoni che dipingono emergenze, nella casa delle buste di filari disagiati. Cataste di madri che ascoltano il declino, con giusti mercati di stolti cambiamenti. Lontano, lontano, lontano...
La tana del vento rimira il suo passato tra steli di rabbia che tangono il partito. Le tube di asfalto su rovi di pane rilanciano al fuoco le valli di siero. I conati di luce dal flebile muro si stirano intorno alla fulva spolletta. E la sordida luna si infrange sul riccio...
Letti di tazze dal gusto diverso, su coltri di gomma dal marchio assoluto. Donne di testi con vetri di cubi, e bolle di cervi che vanno all'errore. Santa di pioggia assumi un coltello, per lente sembianze di grandi conflitti. Lancia il genio di vecchia sonnolenza.
Angoscia di stile che sparge il corallo di tenere bische con manti di pali, sospingi la notte del filtro dorato che tele di marzo addussero al grano. Bevi il losco di siepe!
Cinta di lanterna che fluisci al maneggio, non odi la sbronza che stacca il mercato? L'essenza del tasto che immerge la tela, d'un bulbo fa pasta d'indomito collo. Tra frasche di pali un cencio s'accora, e fulgide urla s'appartano in chiaro. Castra, se l'arte s'impalla...
Speranza che di torta espelli il grande inchino, corrodi l'evidente col madido appiglio paventa d'un gran rigo l'austera anomalia... Rifletti! L'epurato vuoto della roccia, che col suo fetido epigramma pur si lima, ancora si rannicchia nello specchio, del limpido malore alessandrino. Beve la corazza impazzita...
Suggi dall'ala del terreno scettico, lessa l'inverno dell'infinito minimo, cuci l'euforia della valvola nitida, fendi il colore dell'avido arcano! E quando il colle della mira avrà teso il suo cammino... ruggisci il grande corso del sunto a rallegrar!